domenica 23 giugno 2013

Rocca Senghi

Difficoltà  D
Sviluppo   250 m
Dislivello  250 m

Eccola qua Rocca Senghi, 2450 m, un sasso appoggiato sul ripido versante che separa la Valle di Bellino dal corso principale della Val Varaita.


Nel libro Val Varaita insolita Roberto D'Amico illustra la leggendaria creazione di questo scoglio. Tutto iniziò da un confronto tra Dio e il Diavolo. Mentre il primo contemplava la valle appena creata, il secondo lo sfidò a lanciar pietre sul versante opposto facendole fermare a metà della pendenza. Dio lanciò il masso che, ovviamente, si fermò nel punto più ripido, creando appunto la Rocca. Il Demonio infuriato promise di fare molto di più, ma il suo monolite si sgretolò dando origine alla pietraia di Preifiol, più in basso nella valle.


Torniamo alla ferrata, che scorre sullo spigolo di destra, nella foto sopra.
Il sentiero che porta all'attacco risale zig-zagando il ripido versante nord della valle.


A pochi metri dalla partenza ci infiliamo l'imbrago con set da ferrata e casco.
Sergio testa la sua spalla sui primi gradini.


Fa male. Meglio rinunciare alla prima parte, più dura e raggiungerci alla cengia su cui corre la via di fuga.
Tocca a Luciano fare strada...


... seguito da Teresio e Massimo, che si assicurano al cavo in acciaio.



Io chiudo il gruppo. Così posso scattar foto senza essere di intralcio.


Sergio, Silvia e mio papà, oggi fotografo ufficiale, continuano sul sentiero, guardandoci salire e immortalandoci in alcuni scatti panoramici.


Eccoli i 4 "temerari" in azione.


Dopo i primi metri la via si sposta sullo spigolo sud est della Rocca.


Luciano osserva dall'alto il procedere del gruppo.


Tra una foto e l'altra arrivo anch'io, col mio "zainetto" arancione.



Aerea. Credo sia l'aggettivo giusto per questa ferrata.


Sotto i nostri piedi i verdi prati del fondovalle.


Nelle foto sotto si vede bene la verticalità del primo tratto, a differenza del secondo, più appoggiato.


I pantaloni rossi di Sergio indicano che questa qui sotto è la cengia su cui corre la via di fuga, per chi è stanco o di ingresso per quelli che preferiscono evitare il primo tratto.


Il gruppo si sta ricompattando.


Siamo nuovamente in 5.


Da qui fatica e verticalità diminuiscono progressivamente, fino alle ultime cenge che portano alla croce di vetta.
Luciano fa passare gli inseguitori e riparte davanti a me.


In lontananza Pelvo d'Elva ed in primo piano il Bric delle Camoscere.


Siamo sugli ultimi salti prima dell'uscita.


Ecco Teresio, il primo a calpestare la cima.



Foto di vetta col fotografo...


...e col gruppo.


Sfilare gli imbraghi e mangiare. La cima significa anche questo!


O bere.


Il ritorno è tutto su sentiero e volendo si può percorrere il piccolo fortino che portava i soldati sulla vetta.


Anche qui si scende sui gradini metallici.



Chi in avanti e chi in retro.


Fino all'uscita scavata nella roccia.


Sfuma così nella nebbia Rocca Senghi, dietro le spalle, un po' come la nostra giornata, giunta al termine.




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