giovedì 7 agosto 2014

Bishorn

Quando la cordata di Corneliano chiama... non si può far altro che rispondere positivamente!

Quindi eccomi al parcheggio di Zinal (Svizzera) pronti a risalire i 1600 m di dislivello che ci separano dalla Cabane du Tracuit, con Paolino l'Alpino e Danilo.
Dopo pochi passi il panorama che ci troviamo di fronte è già da cartolina: le prime vette della Corona Imperiale, iniziano a mostrarsi. 


Il sentiero, che parte da Zinal, sale subito ripido nel bosco sopra il paese, puntando verso una grossa cascata. I parapendio che si alzano in volo dal versante opposto della vallata, passano a pochi metri sopra le nostre teste.


Superata la cascata, citata in precedenza, la vista varia completamente. Inizia a vedersi il rifugio (ancora lontano) e il Weisshorn, la montagna che domina questi prati dai suoi 4505 m.


E' l'ora del pranzo, utile oggi anche a smezzare la lunga salita. La vista da qui è incantevole. Viene voglia di non muoversi più per restare a contemplare queste montagne.


Ma essendoci posti un obbiettivo, vogliamo anche portarlo a termine.

Il sentiero per la Cabane corre tutto su fondo terroso e quindi morbido, ottimo soprattutto al ritorno. Solo in prossimità dell'arrivo varia, tagliando a mezza costa su pietraie e sfasciumi fino all'ultimo tratto, sul quale una catena aiuta salita e discesa.


Superatolo si è a pochi passi dalla Cabane du Tracuit 3256 m.


Tolti gli zaini dalle spalle, testo subito la Gopro prestatami da Crede.


L'immancabile selfie con il Bishorn, nostro obbiettivo ultimo.


Da qui la vista è veramente magnifica. Si è nel centro della Corona Imperiale e tutto attorno solo il bianco dei ghiacciai.

Zinalrothorn 4221 m, o Zinalhorn (secondo Paolino), tra le nuvole...


... e col cielo azzurro.


Dent Blanche 4357, con la sua parete Nord e più avanzato verso destra Grand Cornier 3962 m.


Viste insieme risultano così. Con Obergabelhorn 4063 m, a destra dello "Zinal" e la Dent d'Hérens 4171 m, ancora nascosta dalle nuvole.


Fin qui tutto eccezionale. Poi si passa al capitolo cena. Saremo ben abituati noi, ma minestrina piccante al curry, riso non condito e brodo con carne di pollo, peperoni e zucca (il tutto, ovviamente, al curry), non ci soddisfano come un bel piatto di pasta... Il conto, invece, era molto ben "condito". Pagando in Euro il cambio sale parecchio, e le carte non sono accettate.

Dopo una nottata in cui, personalmente ho dormito discretamente bene, nonostante un signore che russava come veramente non avevo mai sentito, e una colazione piuttosto povera, siamo subito sul ghiacciaio, dopo pochi passi fuori dalla Cabane.

Qui, dopo aver superato il lungo pianoro glaciale che comincia quasi all'uscita del rifugio, stiamo per deviare a destra per risalire il pendio regolare e ripido che porta in vetta.


Ogni fotocamera fa variare i colori dell'alba. Questa è quella di Paolino.


La traccia è autostradale, anche se la nevicata nella notte ha portato qualche centimetro di fresca sulle vecchie impronte.


A dispetto di ciò che avevamo immaginato, la salita è comunque sempre molto ripida, e non concede pause.


Siamo in vista delle due vette. La principale a destra e la Burnaby 4134 m, a sinistra.


Ci avviciniamo sempre di più. Fatica e altezza iniziano a farsi sentire.


La "meringa" sommitale. Tra pochi minuti le saremo sopra!

 

Sotto i nostri piedi, il crepacciato ghiacciaio alle pendici del Weisshorn.


Siamo al colletto che separa le due punte. Metto la Gopro in formato video e inizio a riprendere gli ultimi passi. La cima sembra a portata di mano, ma questo breve spazio è ingigantito dalla stanchezza.




Paolino l'Alpino uscito in vetta.


Poi tutti noi. Siamo i primi di oggi e ne approfittiamo per scattare qualche foto in solitudine.


Poi arriva una cordata di due donne, che si propongono per farci alcune foto.


Con questa tecnologia a disposizione non posso non fare un video a 360° del panorama in cui siamo immersi.


Inizia a soffiare un vento gelido, che complica gesti semplici come schiacciare il tasto per scattare foto. Ma noi vogliamo vedere il Weisshorn, che da qui è spettacolare, e quindi restiamo, nonostante il freddo a mani e piedi.
Fino a quando, finalmente, spunta.


Intanto le cordate continuano ad arrivare, mentre noi stiamo già per scendere.


La più rocciosa Punta Burnaby, davanti ai 4000 di Zermatt.


Ancora una foto con la punta che sta per scomparire.


La discesa del ghiacciaio Turtmann (stessa traccia del mattino) è molto veloce, e in breve tempo le fatiche della salita sono già dimenticate alle nostre spalle.


Arrivano le pietre e il momento di togliere i ramponi, ma ormai siamo al rifugio.


L'incontro tra terra e cielo. Un mare bianco che sale, investito da un altro che scende. La vista dall'entrata della Tracuit, vale da sola la gita in Svizzera.


Tutti stanchi e affaticati, ma con ancora tanta strada da percorrere.


Ripartiamo verso il fondovalle, riguardando ancora per una volta indietro, alla nuovissima e lussuosa struttura in cui abbiamo passato la notte.


Oltre è discesa fino a valle. Prima girandosi in continuazione per ricercare i punti toccati, e per vedere ancora una volta la tale montagna, poi guardando le case laggiù di Zinal e cercando l'auto nel parcheggio.
E' solo a questo punto che inizi veramente ad assaporare le fatiche, gli scenari e le sensazioni che hai vissuto... solo adesso che ti sei seduto al Mac Donald di Visp!

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