sabato 9 luglio 2016

Becco Meridionale della Tribolazione - via Malvassora

Becco Meridionale della Tribolazione - 3360 m
- via Malvassora -
Difficoltà D
Sviluppo 300 m

A vederlo dalla diga del Teleccio, dove si parcheggia l'auto non sembra molto lontano. Eppure a separaci dall'attacco della Malvassora al Becco Meridionale della Tribolazione, ci sono quasi 3 ore di marcia sostenuta.


Beh, ovviamente sveglia di quelle che si fanno sentire, veloce colazione per strada e alle prime luci del mattino siamo già sul sentiero che costeggia il lago artificiale del Teleccio, 1805 m.


In una quarantina di minuti superiamo il rifugio Pontese, 2200 m e continuiamo sul sentiero che risale verso il Colle dei Becchi a 2990 m.


Il camminare in questo catino fiorito e circondato da vette magnifiche, come la Torre del Gran San Pietro, 3692 m, fa sentire meno la fatica della salita.


Alle nostre spalle, a tenerci ancora un po' all'ombra, la Punta d'Ondezana, 3492 m e il Becco di Valsoera, 3369 m.


Usciti dall'ombra inizia il nostro "viaggio nella disidratazione".
Infatti il caldo è e resterà molto intenso e la nostra scorta liquida insufficiente per la giornata che ci aspetta. Il tutto per risparmiar peso.
Dopo aver abbandonato il sentiero che, come già detto, porta al Colle die Becchi, deviamo a destra su tracce un po' discontinue per portarci verso lo zoccolo prima, e poi all'attacco della via.
La salita qua si fa ripida e faticosa, visto il terreno cedevole.
La sete inizia a essere molta e per non finire le scorte centelliniamo i sorsi.


Risalendo lo zoccolo, superiamo l'ultima cordata che ancora ci anticipava, forse ben contenta di seguire qualcuno. Qui le difficoltà non sono elevate e si sale veloci e slegati.
Poi sul primo tiro parte Danilo.
Si può salire nel camino a sinistra (più difficile) o sulle placche a destra. Noi, gli unici a passare dentro.


Il camino è ostruito a metà da una roccia che aumenta le difficoltà della salita.


La sosta è subito oltre il camino sulla destra.


Il secondo tiro mi vede risalire in un diedro nel quale riesco a mettere un friend nell'unica fessura che presente.


Il tiro è breve e la sosta che raggiungo è a spit. Qui sotto è Danilo che guarda in su.


Eccolo all'uscita del diedro.


Riparte subito verso l'alto. Supera una sosta a chiodi, che probabilmente era quella che avrei dovuto raggiungere io. Fino al punto in cui le corde tirano troppo e, fatta una sosta provvisoria, mi fa salire alcuni metri.



Prosegue quindi fino alla sosta vera e propria. Il passaggio finale è molto estetico e aereo, in leggero traverso.


Il tiro successivo, più su placca, mi porta a risalire questo muretto...


...prima di spostarmi più a destra. Sopra, vedo la sosta, con tanto di comodo appoggio per le chiappe. Recuperare il socio comodamente seduto, senza avere l'imbrago in tiro è sempre piacevole.


Ultimi passi per Dani.



Situazione bocca, sempre peggio. Io ho già male alla gola, quando sorseggio le ultime scorte.
Incredibile come, sia Danilo che io stiamo patendo questa giornata. Sete e fatica non ci fanno apprezzare al massimo questa stupenda via.


Il sesto tiro parte con questo diedro molto impegnativo, sul quale sbuffiamo entrambi, poi più facile.


Attorno a noi, dietro al Gran San Pietro spuntano le cime del Rosa. Nulla da dire sull'ambiente in cui ci troviamo.


L'ultimo facile, ma lungo tiro, inizia così. Si risale una grossa lama obliqua verso sinistra, e continua mantenendo la stessa direzione fino alla sosta sulla cresta, qualche metro sotto la vetta.


Mentre salgo vedo il mio amico Marco che si cala di già. L'avevo già notato più in basso mentre saliva la Grassi-Re, ma solo ora riusciamo a scambiare due parole e qualche foto.


Non manca molto alla cima, al punto di massima distanza tra noi e l'auto alla diga del Teleccio.


Non capita sovente di avere un fotografo di un'altra cordata sopra la testa.


Dall'ultima sosta sopra la testa di Danilo il panorama è il seguente. Lui è impegnato sull'ultima rampa.


Poi finalmente lo sguardo passa sul versante opposto, quello del Granpa!
Da sinistra: Becca di Monciair, 3544 m, Ciarforon, 3642 m, Tresenta, 3609 m e Gran Paradiso, 4061 m.


Danilo sulla vera punta 3360 m.


Foto prima delle calate. Arsura massima. Non vediamo l'ora di essere al fondo al ruscello.


Calate nell'ignoto.... Speriamo di no.


Dalla foto della prima calata a quelle del Becco al tramonto passeranno alcune ore...
Diciamo che le calate vanno abbastanza bene, a parte un incastro che è già segnalato su mezze relazioni. Lo zoccolo disceso disarrampicando e la parte di ghiaioni basali a razzo, in cerca di acqua.
Acqua che correva sotto uno spesso strato di neve. Solo l'illusione del rumore. Non ci voglio credere. Ma ormai siamo vicini alla meritata sorsata, dopo ore di gola secca e infiammata.


Adesso sul sentiero siamo più tranquilli e l'idea di fermarci a mangiare al Pontese un piatto caldo (e che piatto, mega porzione di lasagne e una birra) ci dona nuove energie.


Adesso si che mi rigiro a vedere fin dove sono arrivato. La punta sulla quale mi trovavo qualche ora fa. Il tramonto le dona un'imponenza ancora maggiore a quella che vedevo al mattino.
Arriveremo a casa a mezzanotte, con un sonno incredibile, ma comunque soddisfatti della lunga giornata.

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