lunedì 6 agosto 2012

Rocciamelone - Cresta NO -


Eccoci qua pronti a partire...
Da sinistra dopo di me ci sono Marta, Adri, Marca e Giulia e quello alle nostre spalle è il Lago di Malciaussia, in Val di Viù.
Le previsioni del Tenente Colonnello Gonella sono pessime e l'acquazzone incontrato in valle sembra dargli ragione. La nostra "due giorni" prevede la salita sul Rocciamelone dalla cresta Nord-Ovest, dopo aver superato il bonario ghiacciaio situato ai suoi piedi.
Il maltempo non solo rovinerebbe la vista dalla vetta ma aumenterebbe anche le difficoltà.
Io sono ottimista.


Si parte. Le case della frazione Pietramorta danno il via ufficiale al percorso.



Inizialmente il sentiero è un continuo salire di pochi metri per poi spianare.



Punto di riferimento costante del percorso è la vista del lago.


Nella foto sottostante si riesce ad intuire la posizione del Rifugio Tazzetti, nostra meta odierna.
Partendo da sinistra si supera il colle erboso per salire sulla spalla adiacente (verso destra). Le nuvole ce lo nascondono.


La faccia di Adri è scura come il tempo.


E' il momento di ripararsi dalla pioggia!


Fortunatamente per pochi passi.
Il guado del torrente segna il cambio repentino di pendenza. La traccia adesso sale su per i ripidi pendii erbosi seguendo un andamento a zig-zag.


Nuovo modello di borraccia per l'alpinismo estremo. Disseterà il gruppo in tutti e due i giorni.


Dopo la meritata sosta possiamo finalmente strizzare l'occhio alla vista del rifugio.


Sembra a portata di mano!


Le sorelle Soria spingono il gruppo dalle retrovie.


Un'altra sosta per recuperare le energie in vista delle ultime rampe.


Finalmente arriviamo a quello che dal basso sembrava un colle erboso. L'asse di legno facilità il superamento della cascatella. La meta è sopra le nostre teste.


Pochi minuti di fatica e poi neanche la grandinata ci rovina il momento più atteso...
L'abbuffata!


Col ritorno del bel tempo si fa l'ora di cena.
L'appetito non manca e la polenta nei piatti neppure!
Mi correggo appena tocca il piatto è già finita!


Il dopo cena prevede "Scala 40" e liquorerie varie, perfette per la ricerca del sonno.


Alle ore 6:30 il gestore del Rifugio ci richiama dal sonno. Il tempo in quota è stupendo.


Colazione e foto di gruppo, poi via, altra salita.


Il Rocciamelone si mette in mostra. Sembra quasi sussurrarci: "Veniteee"


A certi richiami noi non sappiamo resistere!
La salita comincia dietro al rifugio. Subito ripida. Oggi non si scherza.


Insieme a noi salgono un gruppo di nuvolette curiose.


La traccia è sempre ben visibile fino alla roccia sulla quale sono poste delle croci.


Spinti dalla perturbazione continuiamo la nostra risalita.


Seguendo il crinale il sentiero sale fin sotto al Colle di Resta.


Siamo al passaggio più complesso di questo segmento. Nulla di impegnativo, ma in caso di pioggia è meglio non sottovalutarlo.


Uno per volta, attenti a non far cadere nulla, superiamo il tratto.


Eccole le croci. Da qui il sentiero piega a destra su sfasciumi seguendo la massima pendenza, in verticale rispetto al colle. Le tracce sono comunque abbastanza visibili.


Il bivio.


Vista sopra e sotto le nuvole.


La cresta di destra. Ormai manca poco.


Ecco il sentiero a pochi metri dal colle.


Il tratto finale è molto fantasioso. L'importante è prendere come riferimento le varie tacche rosse.


Da qui si iniziano ad avere effetti "vari" per via dell'altitudine...


...e visioni di angelici esseri dalle sembianze femminili.


Dal Col di Resta comincia il Ghiacciaio del Rocciamelone, per i parigini, Glacier du Rochemelon.


Il ghiacciaio è grande quasi due braccia.



Dalla distesa glaciale è possibile ammirare tutte le vette a Nord rispetto a noi, in primis la Bessanese.


Qui sorge un problema. Il ghiacciaio è grigio, ghiaccio vivo. Non si sta in piedi! Il gestore del rifugio, credendo sbagliato mi aveva tranquillizzato per non portare i ramponi. Non importa la pendenza è minima e con qualche scivolone attraversiamo il tratto.


La consistenza del ghiacciaio ci impone di passare il più possibile ai suoi margini.



Limitiamo quindi i tratti scivolosi, per quanto possibile.


Finito il ghiacciaio vero e proprio per tornare alla traccia originale siamo costretti ad attraversare alcuni nevai.


Il ghiacciaio in tutta la sua grandezza.


Ora ricominciano gli sfasciumi che ci portano sotto la cresta finale. Le nuvole cercano di anticiparci nella risalita... Ci riusciranno!



Ecco il "panorama" sulla Val Susa.


Ormai ci avvolgono, ma la statua della Madonna del Rocciamelone è veramente vicina.


Mentre gli ultimi se la prendono comoda i primi scompaiono nella nebbia.



La Madonna (a destra) e la soddisfazione di camminare sulla punta (a sinistra).


Banchetto all'interno del ricovero presente in punta, tè caldo, biscotti e latte concentrato zuccherato, prima di ripartire. Un signore ottantenne ci tranquillizza spiegandoci quanti sono morti qui con queste condizioni. Lui è la 150esima volta che sale quassù. Tre volte a piedi scalzi. Complimenti.
Foto di vetta sotto il nevischio e ripartenza. Siamo a metà dell'opera!


Il grande nemico della nostra discesa: il vento.


Raffiche di vento fortissime cercano di rubare le nostre mantelline.


Per toglierci dal vento cerchiamo di piegare a destra verso il vallone del ghiacciaio il prima possibile. Questo significa discesa su pietraia senza alcuna traccia. Teniamo comunque come riferimento il ghiacciaio sottostante, fortunatamente ben visibile.


Nonostante il momento un pochino delicato il buon umore non manca.



Solo le donne potevano immaginare di mettere via le mantelle così!


Al fondo della pietraia ci tocca una facile sciata, senza sci ovviamente.


Poi, ritrovata la vecchia traccia il solito sali-scendi tra morene e lingue di ghiaccio.




Tutti insieme appassionatamente.


Chicca della giornata: secondo il vangelo di Bear Grills in caso di mancanza di rampone usare il calzettone. Adri prova il sistema, che sembra funzionare.
Veramente il sistema è arrivato fino a noi grazie a Paolino l'Alpino, personaggio mitico e prossimo preparatore della Montatese (dopo questa non puoi più tirarti indietro!)


Si prosegue per l'ultimo tratto di ghiacciaio.



Dal colle guardiamo il fondovalle. Sulla destra il Rifugio Tazzetti.


E' quasi fatta!


Con varie foto ci godiamo la quiete dopo la tempesta.


Tratto semplice reso scivoloso dall'acqua. Procedere con prudenza!


Un incontenibile Marcarino ci guida al rifugio.


Da qui ci aspettano altre due ore di cammino.


L'arrivo al parcheggio è un sollievo per i piedi.

Nonostante il maltempo e le difficoltà che esso comporta, abbiamo portato a termine la nostra idea.
Bravi tutti.


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