giovedì 4 agosto 2016

Testa del Claus - Anticima Sud - Sperone Ovest

Testa del Claus - 2897 m
- Sperone Ovest all'anticima Sud -
Difficoltà D+/TD-
Sviluppo 300 m

Ultima uscita prima delle ferie e delle mega mangiate che mi aspettano in Calabria. Dopo la giornata grigia e dura dell'Alphubel, Dani ed io, cerchiamo rifugio in un angolo tranquillo di Alpi nostrane.
Sole prati e gneiss sembrano la ricetta ideale per trascorrere una giornata in totale relax.
Eccoci, infatti a Isola 2000, pochi chilometri oltre il confine del Colle della Lombarda. 
Seguendo le relazioni parcheggiamo a quello che resta dell'Hotel Diva, e ci incamminiamo sul sentiero che indica Col Mercière. Il sentiero sale nel vallone che porta verso il Malinvern e corre sotto la Cima di Tavel, molto simile alla nostra meta. L'assenza di indicazioni ci fanno andare verso di lei. Capito l'errore torniamo sui nostri passi verso l'evidente colle. A conti fatti era meglio seguire la comoda strada sterrata che sale diretta al colle sotto i fatiscenti impianti di risalita, più veloce e bella da camminare.
Dal colle si tiene l'evidente sentiero di sinistra che scende di un centinaio di metri e viaggia a mezza costa sul pendio.
Raggirato un costone roccioso e risalito il versante opposto, finalmente la vediamo.
Nonostante tutto il tempo perso siamo ancora in orario.


Da qui l'ambiente è molto bello. Le pareti rocciose sembrano culminare tutte nel Lago di Tavel.


Continuiamo per tracce e sfasciumi verso la base della parete Ovest della Testa del Claus, una muraglia impressionante, sulla quale corrono molte vie, alcune anche molto difficili e dove in inverno si vengono a formare numerose goulottes, come ci dirà l'"amico" francese che incontreremo all'attacco della via.


Intanto siamo sotto la parete.


Il cordino rosso sul chiodo indica l'attacco della via. Incredibilmente sentiamo le voci di tre persone, che verranno verso di noi, con il nostro stesso obbiettivo. Avremmo giurato di essere soli, in un posto così remoto.


Parto io su L1, 5b. I primi due tiri sono discretamente spittati e non troviamo grandi difficoltà.


Non siamo ancora sulla cresta dello sperone, ma sulla sua facciata sinistra.


Salito di una quarantina di metri, faccio sicura a Danilo. I francesi decidono di seguirci da vicino, sfruttando la nostra ricerca della via.


La roccia è fredda, ma ancora accettabile.


Su L2 parte Dani. Le difficoltà rimangono invariate sul 5b. 


Prima un canalino e poi roccette verso la sosta a sinistra della direzione di salita.


Tocca a me. La roccia, non proprio solida, ci impone di fare attenzione per non far cadere nulla sulla cordata sottostante, troppo vicina a noi per i nostri gusti.


L3, 4b, ci fa superare il canale e risalire la paretina soprastante in direzione della cresta, sulla quale trovo la sosta, anche se mi sono tenuto un po' troppo largo e mi tocca traversare qualche metro.


Il tiro visto dall'alto, dalla mia sosta.



Il leggero traverso, evitabile salendo dritti sopra lo spit verso la cresta.


L4, 4c, segue lo sperone. Poco prima della sosta, si trova uno cordino con maglia per calata. La sosta è qualche passo oltre, un po' più in alto sulla destra.





L5, 5a, parte su un terreno di rocce, forse franate, che sono in bilico le une sulle altre pronte a cadere, il tutto misto ad un finissimo terriccio che le ricopre. Nonostante il grado, non troppo elevato, la scarsa possibilità di protezione e questo terreno instabile, aumentano le difficoltà esponenzialmente. Oltre al pericolo di caduta per lo scalatore, c'è quello di colpire i compagni in sosta, muovendo sassi, anche con il semplice scorrere della corda. Sopra la roccia ritorna più ferma, come si vede nella foto sotto. 
La lunghezza discreta del tiro e uno spit messo sul lato destro dello sperone, quando la sosta è a sinistra fanno tirare le corde alla grande. 



L5, ancora 5a, porta quasi sulla cima del gendarme, staccato dalla montagna vera e propria e viaggia sempre sulla cresta.


Dopo il camino continuare sempre sul filo della cresta.


L6, sicuramente il tiro più facile, 4a, e più spettacolare. Risale fino in cima al gendarme e poi traversa fin contro le rocce alla destra del passaggio aereo.



L7, 5b, sale il muretto a sinistra della sosta e poi dritto per dritto sulle placche soprastanti.


L8, 5b, sale dritto sopra la sosta, un lungo tratto prima di arrivare allo spit. Da qui, la relazione fa traversare a destra, su o con l'utilizzo di una lama, che non trovo.



La cengia su cui poggio i piedi si fa sempre più sottile e sopra non trovo un'uscita da cui tirami fuori. Continuo per minuscole tacche, fino ad un gradino all'altezza del mio petto. Le mani sono discrete, ma non riesco a metterci il piede sopra e in posizione intermedia non ci sono appoggi. Dopo un po' la presa della mano cede e in un secondo mi trovo qualche metro sotto lo spit, dopo essere stato sfiorato da una grossa pietra staccatasi nella caduta. Nemmeno il tempo di spaventarmi che sono in piedi su un terrazzino. Guardo sotto se in sosta stanno tutti bene, Dani e i tre francesi. Vederli operativi mi solleva molto. Solo il ragazzo è stato colpito da una scheggia del masso, che gli ha fatto uscire un filo di sangue in volto. Forse spaventato, mi maledice e parte salendo fuori via a tutta velocità. Anche in cima ci passerà accanto con un secco "ciao", prima di scendere. Certo che sono dispiaciuto, ma visto che nessuno si è fatto male, solo qualche graffio e livido, magari poteva essere più simpatico. Sicuramente fosse stato ad un tiro di distanza non avrebbe nemmeno notato l'accaduto. Capisco che seguire due che ti indicano la via è più comodo.  


Ero all'ultima difficoltà dell'ultimo tiro a pochi metri dalla cima. E' proprio vero che in montagna il pericolo è sempre presente e sovente non lo si nota fino a quando non ci si sbatte dentro. Oggi è andata bene così.
Ovviamente, anche se sono tranquillo, non faccio più foto, fino in cima.


Sul lato italiano il Lago delle Portette, col Rifugio Questa mi fanno tornare attivo.


Discesa, prima su pietraia più o meno instabile e poi nel canale che scende dal Passo delle Portette. Noi siamo scesi da quello Nord anche se alcune relazioni dicono Sud. In mezz'oretta siamo di nuovo al lago.


Sono molto dispiaciuto. La giornata era quella sperata, di bel tempo e relax su una via comunque molto estetica e di soddisfazione. Peccato per l'incidente, anche se risolto con poco, anzi pochissimo, che comunque ha steso un velo negativo su questo ricordo.

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